La plastica al tempo del COVID19, la Canapa ci salverà?
Con la crescente richiesta di TNT (tessuto non tessuto), la coltivazione di Canapa da fibra può rappresentare una concreta alternativa alla deforestazione.
La pandemia da COVID19 ha scatenato tra i consumatori le reazioni più disparate, su tutte la corsa agli acquisti di beni di prima necessità.
Focalizzando la nostra attenzione in Europa notiamo ad esempio un sostanzioso aumento dell’acquisto di prodotti come carta igienica e assorbenti.
Parliamo di prodotti monouso insostituibili nelle società moderne, realizzati attraverso processi che richiedono l’utilizzo di fibre di plastica e legno.
I numeri dei consumi di ovatta cellulosa
Per produrre una tonnellata di cellulosa occorrono circa 3.6 tonnellate di legno, questa quantità di legname finisce inutilizzata nella pattumiera, un numero impressionante se moltiplicato per il fabbisogno di cellulosa nella sola Europa.
In un interessante articolo apparso su Agrinotizie, si analizzano questi numeri in comparazione con i dati relativi al consumo di legna per la produzione cartaria ed i consumi di biomassa con finalità energetica, rilevati dal rapporto EuroObserver’ER.
Il dato che emerge è che il principale consumatore di biomassa agroforestale è l’industria cartaria, seguita dall’industria delle biomasse ad uso energetico. Tra queste due categorie si inserisce la produzione di articoli monouso in cellulosa.
La sostituzione della plastica prima del Covid19
Con l’affermarsi della green economy e le problematiche legate all’inquinamento si è sviluppata una strategia di sostituzione della plastica con materiale ecosostenibile.
L’ultima notizia, in ordine di tempo, prima del COVID19 è l’arrivo di un nuovo prezioso alleato, la Pirolisi.
La Pirolisi è un riciclo chimico che potrebbe sostituire quello meccanico tradizionalmente praticato, come evidenzia una ricerca condotta dalla Boston consulting group.
Il riciclo meccanico, cioè il recupero dei rifiuti di plastica attraverso processi meccanici, presenta diversi punti deboli, tra questi la non capacità di trattare alcune materie plastiche, mentre la pirolisi permette a fine processo di ottenere il 70 – 80% di petrolio e il 10 – 15% di gas.
“Ogni anno – stima Bcg – su 350 milioni di tonnellate di plastica prodotte nel mondo, 250 finiscono in discariche o vengono disperse nell’ambiente, 10 finiscono negli oceani. Il primo passo per ridurre il grande impatto ambientale della plastica è limitare l’utilizzo di quella monouso, incentivare il riuso e il riciclo, con una cultura del consumo più consapevole, soprattutto nelle prime 20 economie mondiali che da sole utilizzano dal 75% al 90% della plastica totale”.
La sostituzione della plastica durante il Covid19
Con la pandemia è difficile immaginare che le persone rinuncino all’utilizzo di carta igienica e pannolini monouso, anzi come abbiamo sottolineato all’inizio del nostro articolo si è registrata un’impennata dei consumi.
Allo stesso tempo una delle commodities in plastica più diffuse è il Tnt (Tessuto non tessuto), solitamente utilizzato per l’utilizzo per la produzione di imbottiture, filtri e quindi di mascherine e tute protettive contro il COVID19.
L’impennata della domanda di Tnt durante la pandemia ha fatto sì che scarseggiano mascherine e tute protettive in tutto il mondo.
La risposata a questa emergenza potrebbe arrivare dalla Canapa che in combinazione con il Lino ed il kenaf potrebbe dare vita alla produzione di Tnt ecologico. In che modo?
C’è un progetto in fase di studio, dove la tecnologia sviluppata consiste nel separare le fibre corticali della corteccia e dallo xilema, nel caso della Canapa parliamo del canapulo.
Preservando in questo modo il floema, essenziale a conferire al prodotto finale le caratteristiche assorbenti e la coesione fra le fibre, anche quando il materiale è umido.
Questa testimonianza certifica, ancora una volta, la capacità della Canapa di rivelarsi un ottimo alleato per l’uomo; oggi per affrontare la crisi economica, sociale e sanitaria che l’Europa sta attraversando con il COVI19.
Concludiamo affermando che l’alternativa alla deforestazione può essere la coltivazione di canapa da fibra.